< PreviousL’umanità è sempre “recuperabile”? (BIS) Prima di rispondere a questa domanda sono andato a vedere il significato della parola umanità: L’insieme dei caratteri essenziali e distintivi della specie umana. Chiedo scusa, ma è una parola che dimentico spesso. Leggendo il significato però, ho notato che non è specifico, è aperto a molte strade: Quali sono i caratteri essenziali e distintivi della specie umana? I valori? L’amore? Dieci dita delle mani e dei piedi? Non si può descrivere il termine umanità, lo si può trovare in un tramonto, in un bambino che ride o che piange, in un bacio o in uno schiaffo o forse nel nostro DNA. L’umanità è dentro ognuno di noi. Per rispondere alla domanda: dovremmo recuperare noi stessi. ZENZERO MAGAZINE PAGINA 10CRIMINI GENITORIALI - e loro conseguenze - Sappiamo di stravaganze messe in atto da genitori nei confronti dei loro pargoli innocenti che ci lasciano sempre perplessi. A nessuno è chiaro il motivo per cui il Signor Birra abbia desiderato di battezzare il figlio Urino, o l’illuminazione della signora Lampa al battesimo dei suoi rampolli Dario e Dina. Altrettanto colorato è il meccanismo mentale dei genitori di Celeste Rosa, e potremmo aprire un dibattito eterno sui motivi per i quali il protagonista di “Fumo l’ultima e muoio” sia stato chiamato in quel modo. Un nome che è allo stesso tempo croce e delizia, per il quale non si sa se maledire il padre o ringraziare la madre. Un nome scomodo, che taciuto è una sfida al sentimento e pronunciato è un atto di rinuncia. Un nome che in pochi ricordano perché in pochi conoscono, che anche gli amici dimenticano per non averlo pronunciato abbastanza. Un nome che è legato a un “dono” che si trasmette di padre in figlio; ed è per questo che è stato scelto, come fosse un antidoto, la sintesi di troppe parole. Come si chiama il protagonista? Beh, ma questo dovete scoprirlo da soli, e quando pronuncerete finalmente il suo nome quel nome vi farà tenerezza, perché ormai - a quel punto - gli vorrete bene a prescindere. ZENZERO MAGAZINE PAGINA 11Di “Fumo l’ultima e muoio” si potrebbe parlare per ore senza fare spiffering. Il romanzo è una specie di puzzle dall’incastro perfetto dove alla fine tutto torna, e il numero dei pezzi è davvero poco importante. Alla fine, tutti avevamo capito da soli che la figlia era la figlia per via del ciuffo, che i calzini sulle scarpe trovavano un motivo nel balletto e che la macchina non era di nessuno anche se le chiavi erano esattamente dove tutti le avremmo cercate. Alla fine, tutti avevamo avuto il dubbio che dieci ragazze fossero troppe per chiunque tranne che per Lucio Battisti, e che il povero protagonsta avesse una vita abbastanza dura per via di una madre alquanto “strana”, ma che anche la stramberia della madre aveva un motivo particolare e se vogliamo legittimo. Tutti avevamo capito che l’assassino non era l’indagato, troppo simpatico e affascinante per uccidere qualcuno. Così come avevamo subito compreso che il vicino di casa sarebbe stato un pessimo testimone in tribunale. Forse avevamo pure capito che se un pollice viene tranciato di netto non va riattaccato con lo scotch da pacchi ma ci vuole un abile chirurgo, e che non bisogna bere il GHB e poi andarsene al pub come niente fosse. A un certo punto avevamo anche capito che il Grillo parlante parlava davvero troppo e che è quasi un miracolo sia campato tanto a lungo, e sicuramente abbiamo imparato come distinguere Samanta senz’acca da Samantha con l’acca. Alla fine, avevamo capito l’importanza dell’alba e del tramonto e del fare le cose prima o dopo questi momenti della giornata; avevamo imparato a non fidarci mai dei gestori di bische ma ad imparare a memoria le regole del biliardo. Avevamo capito bene che per essere accompagnati in ospedale è meglio rivolgersi ad un omaccione grande e grosso in modo che possa portarci in braccio all’occorrrenza e magari rubare un’ambulanza. Alla fine avevamo capito che il ricordo è eterno ma il tempo invece passa, ed è questo il motivo per cui gli amori di gioventù devono restare tali. Avevamo capito che se sei un mimo travestito da barbone avrai difficoltà a farti riconoscere per ciò che sei realmente e rischierai grosso, e che confondere la felicità con il sesso può essere molto pericoloso se non sei vestito. Anche se di certo non avevamo capito come si chiama il protagonista del libro, sicuramente intuivamo che il nome dovesse avere una portata e un’efficacia fuori dal comune. Ma mai avremmo potuto immaginare che quel nome aveva rappresentato il fulcro di tutto il mondo del romanzo e anche di quello reale, e tutto a nostra insaputa. Mai avremmo potuto capire che la scelta del nome di battesimo non era un crimine genitoriale come ne ricorrono tanti, ma purissimo affetto materno, un tentativo di risparmiare al figlio dolori e delusioni nonché, parzialmente, l’infelicità. Alla fine, in tutto questo sapere abbiamo imparato un’umanità sfaccettata e multiforme che si agita e si affanna per andare avanti senza poter scegliere una direzione, perché costretta a seguire quella imposta dalla vita. Chi crede che nella vita si possa sempre fare una scelta vorrà spiegarci come avrebbe potuto essere altro da se stesso il protagonista di questo libro, come potevano essere altro i personaggi e come questo romanzo avrebbe potuto essere diverso da ciò che è, considerato il suo Autore. ZENZERO MAGAZINE PAGINA 12il luogo dello scrivere PERCHÉ ANCHE IL NOIR È FATTO DI PAROLE ZENZERO MAGAZINE PAGINA 13OGGI ore 11:44 - Casa Vado nel bagno, mi guardo allo specchio e sul lavandino, appoggiato al rubinetto dell’acqua fredda, c’è il Grillo parlante: «Non bere più, puoi farcela, idiota, ti piace questo mal di testa? Guarda il tuo viso: se ti vedesse in queste condizioni Pirandello rinnegherebbe “Uno nessuno e centomila” e scriverebbe “L’uomo dal viso di merda”. Lo senti questo rumore? Non ti girare, non è la caldaia, sono i tuoi polmoni! Se proprio non vuoi smettere, cerca almeno di diminuire. Cosa direbbe il Dalai Lama se ti vedesse?» «Non direbbe nulla, Grillo! I monaci non parlano e non credo che le poche parole a loro disposizione le sprecherebbero per uno come me.» Butto il grillo nel WC ed espello l’urina per cinquantasette secondi (ho bevuto birra ieri sera, questo è sicuro), tiro lo sciacquone. Non ho nulla nel frigo, bevo un sorso di whisky dalla bottiglia sul tavolo e mi accendo una sigaretta. Mi siedo sul divano… Cosa è successo ieri sera? Lascio che i pensieri brindino con le mie emozioni... Ora ricordo, c’era Alfredo del piano di sopra ieri sera con me! ALFREDO - Seduta di psicoterapia N.32 Ciao, sono Alfredo. La mia storia? Non la conosco. Soffro di un disturbo della memoria a breve termine. Cosa vuol dire? Che ogni volta che mi addormento perdo completamente la memoria. Non ricordo più nulla del giorno prece- dente. Ho una lista, ho fatto diverse copie e le ho attaccate per casa, così ogni mattina appena mi sveglio la leggo e ho tutte le informazioni della mia vita. LEGGI CON ATTENZIONE: 1 - TU SOFFRI DI UN DISTURBO DELLA MEMORIA E NON RICORDI NULLA DI IERI. NON FARE QUELLA FACCIA!!! LA FAI OGNI GIORNO!!! 2 - TI CHIAMI ALFREDO. 3 - SE HAI MAL DI TESTA È PERCHÉ IERI HAI BEVUTO (LE ASPIRINE SONO SUL TAVOLO). 4 - NON HAI UN LAVORO MA HAI UNA PENSIONE DI INVALIDITÀ (CONTROLLA NEL PRIMO CASSETTO SE DEVI ANDARE A RITIRARLA). 5 - TUA MADRE ADOTTIVA È ANCORA VIVA (CHIAMALA PER VEDERE SE È COSÌ, ALTRIMENTI CAMBIA QUESTO MESSAGGIO! IL NUMERO È NEL CASSETTO). NON CERCARE I TUOI VERI GENITORI, NON LI TROVERESTI IN UN GIORNO. 6 - PER CASA SONO SPARSI DEI CARTELLI CHE INDICANO IL POSTO DI OGNI OGGETTO (FAI COME DICONO ALTRIMENTI SONO CAZZI TUOI). 7 - GUARDATI ALLO SPECCHIO… NON PREOCCUPARTI, LÌ C’È UN’ALTRA LISTA. 8 - SÌ! QUELLA È LA TUA FACCIA E CI DEVI CONVIVERE, MI SPIACE (I PORNO SONO SOTTO AL LETTO). ALFREDO e il Tenente Romano ZENZERO MAGAZINE PAGINA 149 - TU FUMI, È PER QUELLO CHE SEI NERVOSO, PRENDI UNA SIGARETTA SUL COMÒ E ACCENDILA. 10 - HAI SOLO UN AMICO, LA SUA FOTO È ALLA PARETE, ABITA AL PIANO DI SOTTO. 11 - VIVI IN UN APPARTAMENTO A ROMA. 12 - ALLE 18 INIZIA BAYWATCH SUL 6. 13 - QUESTO È TUTTO QUELLO CHE TI SERVE SAPERE. NON FARE PROGETTI A LUNGO TERMINE E NON INDEBITARTI. METTI UNA CROCE SUL CALENDARIO. SE È DOMENICA NON ANDARE IN CHIESA. 14 - E NON DIMENTICARE CHE OGNI MATTINA ALLE 11 LA PORTIERA BUSSA ALLA PORTA PER CONTROLLARE CHE TU ABBIA LETTO LA LISTA. LEI TI DIRÀ: “IL LUPO ULULA” E TU DOVRAI RISPONDERE: “LA TARTARUGA NO”. Alfredo non può aiutarmi. Mi tolgo i calzini e le scarpe e inizio i miei esercizi di Thai Chi. Fanculo ieri. Respiro profondamente, prendo consapevolezza del mio corpo. Aveva ragione il Grillo, l’aria soffre nel suo flusso, ne sento il lamento. Faccio un colpo di tosse, va meglio, muovo lentamente il mio corpo inspirando ed espirando, eseguo le figure con cura e impegno, piede sinistro avanti, ruoto il tronco e le braccia indietro, sfera di energia, Dragonball mi fa ‘na p… DRIIIN. Hanno suonato al citofono. Non aspetto nessuno, continuo i miei esercizi. Mentre espiro piego le gambe e abbasso le braccia di fronte a me… il contrario inspirando: si chiama “acqua che scorre” va fatto molto lentamente… TOC TOC. Hanno bussato alla porta. «Chi è?» chiedo alzando la voce mentre resto immobile con le braccia avanti. «Polizia!» Devo aprire. «È un po’ che non ci vediamo. Non sei cambiato dall’ultima volta, anche allora eri in mutande», dice il tenente Romano mentre entra nell’appartamento. «Salve ispettore, tu hai messo su qualche chilo invece», dico mentre chiudo la porta. «A che devo questo piacere?» «Sono tenente! Non hai visto la TV?» «No, io non ho la TV.» «Come fai a non avere la TV?» «Semplice, non l’ho comprata.» «Non prendermi in giro, hai almeno il cellulare?» «No, neanche quello.» «Come fai a non avere il cellulare? ...Ok, non l’hai comprato.» «Perspicace… Lo fai bene il tuo lavoro, sergente», affermo mentre mi gratto la pancia. «Tenente!» Estratto del romanzo “FUMO L’ULTIMA E MUOIO” ZENZERO MAGAZINE PAGINA 15SERENA: Esmeralda nasce nel 2014. Trascorre i primi otto mesi di vita in ospedale, dove viene trattenuta prima per motivi banali e poi perché la situazione si complica. Esmeralda è solo apparentemente sana perché ben presto necessiterà di ventilazione meccanica ventiquattro ore su ventiquattro per essere mantenuta in vita: il suo diaframma si è fermato. La diagnosi arriva solo molto dopo, quando Esmeralda ha due anni, ed è terribile: TPI deficit (deficit enzimatico da trioso fosfato isomerasi). Si conta una decina di casi al mondo. Lei è l’unico in Italia. Da genitori ci chiediamo cosa possiamo fare: come vivere il nostro quotidiano con la nostra meravigliosa principessa? Decidiamo così con coraggio di vivere ogni giorno come un dono, ogni giorno come fosse l’ultimo, viviamo con ESMERALDA e la società da ricostruire L’EDITORE: Come casa editrice non facciamo politica, perché non è nostro compito. Al contrario, l’ambito sociale è qualcosa che ci riguarda dal momento che viviamo in una società ed è a quella che ci rivolgiamo attraverso i libri dei nostri Autori. In questo spirito possiamo ben esprimere un’opinione sociale e portare avanti qualche battaglia non nostra. Ed ecco che, leggendo tra le righe di “Fumo l’ultima e muoio”, ci accorgiamo che la sensibilità di G.C. Nigres ha portato alla nostra attenzione la storia di Esmeralda. Una storia straordinaria di persone eccezionali come sanno essere solo le persone comuni quando si trovano ad affrontare problemi più grandi di loro. Sia ben chiaro che il problema non è Esmeralda, una dolcissima bimba che dà solo gioia, bensì il contesto sociale nel quale deve vivere. E ci è sembrato che, tra decine di romanzi considerati di fantasia che ogni giorno riceviamo in lettura, le cose più difficili da considerare reali siano la questione dei tagli all’assistenza, sia pure in nome di una pandemia eccezionale, e la difficoltà dell’accesso alle cure mediche. Lasciamo la parola a Serena, la straordinaria mamma di Esmeralda, perché ci parli di lei. E a G.C. Nigres, testimone del fatto che la “fiction” è tale solo di nome, perché i libri contengono sempre la realtà. Lettera della mamma di Esmeralda sulla riduzione dei tagli all’assistenza - Regione Lazio 07/01/2020 - BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE LAZIO - N. 2 ZENZERO MAGAZINE PAGINA 16il sorriso sul volto, lo stesso che Esmeralda continua a regalarci nonostante la sua grave degenerazione neuro- muscolare, aggravata dalle crisi emolitiche che si scatenano ogni volta che contrae un’infezione. Spesso, purtroppo, perché il suo sistema immunitario è assai fragile. Esmeralda ci riempie d’amore ed è il nostro esempio di vita, un corpo di bimba con la forza di una leonessa, la nostra leonessa. Esmeralda trova grazie alla sua forza un modo alternativo di respirare senza utilizzare il diaframma, utilizza i muscoli toracici accessori alti. Quando la vediamo respirare da sola non crediamo ai nostri occhi! Così all’età di 3 anni spegne le candeline della sua torta da sola, e noi ci sciogliamo in un pianto di gioia. A quanto pare non sembra esserci alcuna sperimentazione sulla rarissima malattia di Esmeralda ma noi, come Lei, non ci arrendiamo, e grazie all’aiuto di una ricercatrice veniamo a sapere che nel mondo c’è un gruppo di ricercatori che studia il TPI deficit. Si trova a Pittsburgh (polo di eccellenza della ricerca scientifica) ed è guidato dal Prof. Palladino. Prendendo le sue cellule e “replicandole” in fibroplasti, lo staff di ricercatori ha tutto ciò che gli occorre per sperimentare e testare farmaci, prima di avere la certezza su quale sia la cura sperimentale da somministrare a Esmeralda. Occorrono molte risorse e occorre tempo: quel tempo che noi combattiamo, in quanto è il nemico da abbattere per la velocità della degenerazione della malattia. Bisogna far presto e la serietà degli scienziati che portano avanti la sperimentazione ci fa credere che una speranza per Esmeralda c’è! Creiamo così la nostra Onlus: UNA SPERANZA PER ESMERALDA, per raccogliere fondi da inviare alla Pittsburgh University a sostegno della sperimentazione. Esmeralda ama la musica, ama il bagno al mare e in piscina, ama le gite in montagna e adora sciare! Tutto quel che sembrerebbe difficile da vivere per una bimba nelle sue condizioni, tutti i preconcetti, i limiti in cui ci si poteva sentire imprigionati, li abbiamo abbattuti perché se ogni giorno va vissuto come fosse l’ultimo, come un dono che Dio ci dona, allora ogni giorno va vissuto al massimo e niente è impossibile! G.C. NIGRES: Ho il privilegio di conoscere da molti anni i genitori di Esmeralda. La mia secondogenita è nata qualche mese dopo Esmeralda. Avrei voluto vederle giocare insieme, ma a quanto pare non è stato possibile. Se avete letto il libro avrete capito il concetto di flusso laminare, di paura, di difficoltà. Per chi si è perso qualche passaggio, questo è l’esempio di vero Amore. ZENZERO MAGAZINE PAGINA 17«Ma quando si sta per morire non dovrebbe passarti tutta la vita davanti agli occhi?» «Cazzo ne so. Non sono mai morto.» FUMO L’ULTIMA E MUOIO - G.C. Nigres 3 STRUTTURA Struttura teatrale, con flashback ad incastro di entrata e uscita dei personaggi. Alternanza tra presente, passato e futuro funzionale alla narrazione della trama. 2 STILE Informale. lineare e pulito. Denso di ironia e privo di giudizio, suggestiona attraverso l’ironia del linguaggio. 1 LINGUA Lessico moderno, scorrevole e irriverente. Narrazione dialogata e punteggiatura disinvolta. - amo addentrarmi negi abissi dell’animo umano - il linguaggio colorito non mi sconvolge - mi piacciono i misteri - sono una persona mollto socie- vole e amo ridere - non tollero il linguaggio scurrile - preferisco non conoscere il degrado umano - non amo l’ironia - non mi piacciono le storie ad incastro “In tutto il libro è presente una tessitura ironica e dissacrante che mantiene in equilibrio i pezzi rotti della realtà. .” - Milena “Pungente, ironica, in grado di tenere il lettore sulle spine fino all’ultima riga. La storia, con il suo ritmo incalzante, sa ricreare gli aspetti più umani e dis-umani del protagonista e degli altri personaggi oscillando abilmente tra l’assurdo, il grottesco e l’introspettivo. ” - Un Lettore È IL LIBRO ADATTO A ME? SI NO OPINIONI DA BETA READER CITAZIONE DAL ROMANZO PAGINA 18Ha davvero studiato danza, Tai Chi, e boxe come il suo personaggio, e come lui ha un forte senso dell’umorismo, una bella ironia e il senso profondo della giustizia. Per quanto possiamo saperne, i due hanno altre cose in comune: una Samanta (con l’acca o senza) con la quale condividere le piccole e grandi avventure della vita, l’interesse per il prossimo, la gentilezza e la sensibilità, un pizzico di follia, l’entusiasmo per la vita, l’energia. Diversamente dal suo personaggio, G.C. ha abbracciato l’arte della recitazione e ha scelto di esprimere le sue emozioni sul palcoscenico. Ma forse un po’ anche il suo personaggio... Inoltre, G.C. Nigres scrive. Scrive romanzi irresistibilmente ironici, profondi, irriverenti e a tratti dissacranti, mentre il suo personaggio no. Almeno fino a un certo punto, perché poi - guardando il lato B - forse nemmeno questo è del tutto vero. E così finisce che “l’altro lato di G.C.” coincide con quel lato di G.C. che ritroviamo nel romanzo, nel personaggio e nella storia, e questa rubrica del Magazine potrebbe risultare quasi inutile. L’altro vol to di G.C. ZENZERO MAGAZINE PAGINA 19Next >