DI BLOG N.4/2018 MARLOWE NON SOLO UN LIBRO RIVISITAZIONE DI UN GENERE LETTERARIO DI LUCIUS FRAMMENTI sperando che intervenga Marlowe 40 domande Lucius Etruscus a Lucius Etruscus MAGAZINE AUTORE DEL MESE ZenZeroZenZeroPer andare sul sicuro 3 5 STILE E SCRITTURA 23 ALTER EGO 25 28 La parola del giorno: IRONIA Quaranta domande scontatissime. Sperando che intervenga Marlowe Improvvisando, Marlowe Intrusione nel mondo privato dell’Autore INTERVISTA EDITORIALE 26 IL LUOGO DELLO SCRIVERE FRAMMENTI DI LUCIUS Dove non si parla mai di trame A volte, gli scrittori non mangiano 33 34 RICETTA D’AUTORE 38 CI PIACE la lettura estiva Libri, blog, blog, libri, film, blog 4 LUCIUS ETRUSCUS La difesa del genio L’Autore, fuori dal libro 24 È IL LIBRO PER TE? SPIFFERING 39 I TRE MARLOWE Ma quale Marlowe? Inedito - a puntate OSTAGGI 32 ZENZERO MAGAZINE SOMMARIOPHILIP JOSÈ FARMER “La saggezza consiste nel sapere quando evitare la perfezione.” Venere sulla conchiglia Non so se qualche lettore si è mai chiesto perché i personaggi letterari più intelligenti siano sempre single, e penso in particolare ai più famosi investigatori. Vero che i loro Autori hanno sempre fatto in modo di trovar loro una scusa: Nero Wolfe, per esempio, è dichiaratamente misogino mentre Poirot è attratto solo da donne criminali, per di più di statura elevata. Ostacoli insormontabili. In realtà credo che la loro singletudine derivi dal fatto che tutti loro, nella vita privata, sarebbero antipaticissimi e insopportabili. Voi ce la vedete un’ipotetica consorte di Poirot a misurare il diametro delle uova da bollire o la moglie di Sherlock a sorbirsi inteminabili disquisizioni sul perché il pollo arrosto abbia una sapore diverso dal solito? Ora io non so se Marlowe sarebbe altrettanto spiacevole come compagno di vita, ma credo che l’Autore sia stato oltremodo saggio nel lasciargli quel’umanità che di certo lo rende single, ma anche fedele ai suoi illustri predecessori. L’EDITORE ironia Uno stato d’animo. La soluzione in un libro, la conferma in una citazione. ZENZERO MAGAZINE PAGINA 3 EditorialeLUCIUS ETRUSCUS? NON L’HO MAI INCONTRATO N on mi va di mentire raccontando il contrario, perché non sarebbe vero: l’intervista gliel’ho fatta via mail. Ma nonostante non abbia mai incontrato di persona l’Autore - almeno non ancora - un paio di telefonate con lui sono bastate a rivelare molte cose. S e gli chiedete di descriversi, affermerà di essere persona schiva, solitaria, poco amante delle chiacchiere, dei luoghi affollati e persino delle vacanze, se in luoghi affollati. Dirà che preferisce comunicare attraverso le mail e che sceglie di stare a casa in estate piuttosto che affrontare la folla vacanziera. In effetti, le sue mail sono sempre piacevoli e interessanti, e ne ho ricevute di estive. D ati i presupposti, volendo parlargli al telefono è legittimo aspettarsi un essere scontroso che risponderà a monosillabi. Invece Lucius è simpaticissimo, un brillante conversatore dall’argomentare mai banale. In più ha una bella voce; affascinante, di un fascino spontaneo e senza pose. Q uindi la mia conclusione è che la sua affermazione di essere un individuo solitario è solo un mezzo di prevenzione per tenere alla larga i seccatori e risparmiare tempo da dedicare alle sue attività: leggere, scrivere, tenere blog. Tanti blog! Così tanti che attraverso le sue parole mi sembra di conoscerlo, mi sembra così tanto che forse vi ho mentito e invece l’ho incontrato davvero... LUCIUS ETRUSCUS La difesa del genio ZENZERO MAGAZINE PAGINA 4più disparati; chi sta seduto comodo davanti ad un computer non ha di questi problemi. Ecco, darei subito il Premio Nobel a chi inventi un modo di scrivere davvero universale, che non costringa l’autore ad andare a correggere gli accenti una volta finito di scrivere. Scrittori si nasce o si diventa? Mettiamola così: scrittori si nasce, scrittori bravi si diventa. Anche sulla questione del talento innato ci sarebbe da discutere, visto che senza duro allenamento e pratica puoi avere tutto il talento del mondo ma non servirà a niente. Scrivere bene è un’attività ingrata e sfiancante, per questo me ne tengo bene alla larga: mi limito a giocare con la scrittura, ad usare tutto l’italiano appreso e gustato con la lettura per divertirmi a scrivere ciò che mi piacerebbe leggere. Sono un lettore professionista - e anche questo si diventa - e uno scrittore per diletto. Che cosa non esiste, ma dovrebbe essere assolutamente inventato? Mi piacerebbe inventare un modo arguto e frizzante di rispondere a questa domanda. Probabilmente già esiste, ma non ne ho notizia. Visto che passo gran parte della mia giornata a scrivere, mi piacerebbe inventassero un sistema universale di scrittura. Pensa che sogno: tu scrivi su una qualsiasi piattaforma e qualsiasi altra piattaforma riconosce quel testo. Follia pura. L’ultima spiaggia su cui ero arrivato è il testo ASCII con codici HTML, perché per fortuna tutto il mondo digitale si basa sull’HTML, e poi ho scoperto che è il codice ASCII a non essere più universale come un tempo: ora ogni software che gestisce “testo semplice” lo cambia e lo rende “non semplice”. Possibile che scrivere - la prima attività nel mondo digitale - sia la cosa più difficile nel mondo digitale? Parlo per chi è costretto ad usare tante realtà diverse perché deve scrivere nei modi INTERVISTA A LUCIUS ETRUSCUS 40 DOMANDE SCONTATISSIME - sperando che intervenga Marlowe - ZENZERO MAGAZINE PAGINA 5Credi nei mondi paralleli? Credere è una parola che non mi dà alcun affidamento: non credo nel credere. Come si vede, ho più fiducia nella sua forma negativa. L’esistenza o meno dei mondi paralleli esula dal mio credere in loro, e crederci non mi dà alcuna soddisfazione: preferisco quindi ignorare i mondi paralleli, con fare sdegnato. Come a dire “non meritate la mia attenzione”. Ovviamente non nego di provare un profondo fascino per l’idea che esistano tanti mondi paralleli quanto le varianti delle nostre storie: una Biblioteca di Babele universale in cui noi viviamo solo in uno degli infiniti volumi. In un mondo parallelo Socrate vince il suo processo e Polifemo si mangia Ulisse; in un altro Savonarola dà fuoco ai propri libri e Colombo muore di sete in mezzo all’oceano; in un altro ancora abbiamo conservato l’intera opera di Tito Livio ma abbiamo perso tutto Manzoni (oguno valuti col proprio metro di giudizio l’entità del danno). Ecco, un bel viaggio inter- mondo mi piacerebbe farlo... Se tu avessi il potere di risolvere un problema dell’intera umanità, quale risolveresti? Quello della lettura. Il giorno che l’umanità comincerà a leggere - tanti libri diversi, non uno solo o peggio ancora un solo Libro (con la maiuscola) - tutti gli altri problemi si risolveranno da soli. Magari una soluzione plausibile ad ogni problema è già lì, scritta da qualche parte, ma nessuno la legge... Se ti trovassi di fronte ad un alieno, qual è la prima cosa che faresti o diresti? Il mio maestro spirituale Richard Dawkins una volta scrisse che un eventuale alieno sbarcato sulla Terra ci chiederebbe se conosciamo l’evoluzione della nostra specie, in quanto informazione basilare per stabilire il grado di avanzamento culturale di una società. Solo che una volta davanti ad un alieno mi sentirei in imbarazzo a rivelargli che il corpo umano è un coacervo squinternato di soluzioni evolutive pencolanti e mal assemblate, che figura farei fare all’umanità? Cosa potrei dirgli in alternativa? Che siamo schiavi delle pulsioni e ci massacriamo per idee non nostre, veicolate tramite ignoranza? Mi sa che è meglio che mi sto zitto. Visto che l’impossibilità della parola crea violenza, aspetterei che mi dica “Vengo in pace”, per potergli sparare e poi rispondere “E riposa in pace”. Le frasi ZENZERO MAGAZINE PAGINA 6maschie anni Ottanta dominano in tutto l’universo! Che sensazione provi se pensi alle persone che leggono i tuoi libri? Sincero stupore, perché hanno deciso di farlo. Grande imbarazzo, perché in tutto ciò che scrivo c’è una parte di me, malgrado mi sforzi di nasconderla. Terrore per il giudizio che verrà fuori. E, a chiudere il cerchio, di nuovo stupore se il giudizio è positivo. Sai cucinare? Dipende molto da cosa si intende per “cucinare”. Non paghi degli infiniti reality e varie trasmissioni “di distrazione di massa” (per usare un’espressione non mia), negli ultimi anni si è scoperta la cucina, e per fare spettacolo è diventata un’arte che non ha nulla a che vedere con l’alimentazione: è la differenza che intercorre fra dipingere e pitturare. Se mi chiedi se so scaldare alimenti crudi a fini di nutrizione, la risposta è sì: so farlo. Se mi chiedi se so assemblare diversi alimenti cotti per preparare un pasto più complesso la risposta è sì: so farlo. Se mi chiedi se so impiattare, se so versare il sale con il gomito o se conosco il nome di astruse spezie provenienti dall’altra parte del mondo, la risposta è no, e non mi interessa neanche provare. La mia filosofia di riferimento è quella di Jeff Goldblum nel film “La Mosca” (1986), in cui il personaggio aveva in casa abiti tutti identici: azzerare le distrazioni inutili per ottenere più tempo per le proprie passioni. Considero la cucina una distrazione inutile, una perdita di tempo a cui purtroppo la nostra fisiologia ci condanna: fosse per me mi nutrirei a flebo! Una volta però svolti i doveri alimentari, cercando per quanto possibile di rispettare una parvenza di “sano”, non sono disposto a perdere un secondo di più. Questo non vuol dire che non mi piacciano i piatti gustosi, è che non mi va di perdere tempo a prepararne: se qualcuno cucina per me un piatto complesso, spazzolo tutto con piacere e faccio tanti complimenti allo chef. Il piatto che cucineresti se dovessi organizzare una cena per il tuo editore In quel caso l’editore potrà comunicare ciò che desidera direttamente al cameriere del ristorante a cui l’avrò ZENZERO MAGAZINE PAGINA 7invitato. (Anche se forse “ristorante” è un termine fuorviante per indicare il localaccio economico dove lo porterei.) Cosa pensi della politica? Solo cose brutte. E sono niente in confronto alle cose peggiori che penso dei politici. Sarebbe bello dire che la politica è un ideale che è stato reso torbido da una classe politica corrotta: purtroppo già questo è un ideale. Già l’idea della politica che avevano i greci - teoricamente i padri del “politicòs anèr”, dell’uomo politico - non è che fosse proprio un gioiellino, e l’innata propensione della classe politica italiana al malaffare può solo che rendere più vergognosa l’intera operazione. Sono stato cresciuto a pane e ideali, ma gli ideali hanno un difetto: sono chiacchiere a cui bisogna credere... e io non credo nel credere. Ruberesti la Gioconda? No, è un quadro troppo inflazionato, troppo modaiolo, rovinato da romanzi e film dozzinali: ci sono altri quadri meravigliosi di Leonardo da rubare! Anche se in realtà io ruberei un Caravaggio, che è mia antica passione. E qui scatta la domandona: un’immagine ha valore solo se originale? Per anni ho avuto in casa una gigantografia della “Giuditta ed Oloferne” di Caravaggio, di dimensioni addirittura superiori all’originale; quando ho visto dal vivo il dipinto “vero” non ho provato alcuna emozione che non avessi già provato con il poster.Ovvio che un esperto d’arte mi picchierebbe per questa mia affermazione, ma forse ho uno spirito latino - prima che etrusco! - e quindi mi piacciono le copie quanto gli originali. Le tante statue che riempiono i nostri musei raramente sono originali: si tratta delle copie che i latini si facevano fare, quindi perché non apprezzare anche le repliche dei quadri? Sul finire degli anni Novanta ho iniziato a dare la caccia ai quadri del Caravaggio e ne ho visti a decine dal vivo: è stata bella la “caccia”, ma stare lì a fissare l’originale non mi ha dato un’emozione più forte che ammirarne una buona replica. Se fossi un esperto mi gusterei la pennellata, ma quello che mi piace è il contenuto del quadro, e quello si può veicolare anche attraverso altri contenitori. Quindi no, non ruberei né la Gioconda né altro quadro... perché già li ho tutti, quelli che amo, anche se in replica. ZENZERO MAGAZINE PAGINA 8L’ultima volta che hai riso tanto da sentirti male Sembra della bieca auto-pubblicità, ma è assolutamente vero: l’ultimo attacco di riso irrefrenabile e incontrollabile l’ho avuto scrivendo una scena del mio “Platone, lo schiavo filosofo”. Rido spesso e volentieri, è uno sport che pratico con piacere, ma è raro trovare qualcosa che ti faccia ridere “da sentirsi male”. Quando mi venne l’idea per la scena principale di quel mio testo, e quando ho cominciato a scrivere e a mettere ordine alle idee, ho cominciato a ridere senza riuscire a fermarmi. E per giorni sbottavo a ridere, ogni volta che pensavo alla scena. Non è una sequenza originale, è un’idea già nota ma applicata ad una situazione totalmente inedita, ed è proprio l’attrito di due situazioni così abissalmente differenti che trovo irresistibilmente divertente. Il giorno che l’eBook in questione verrà “scoperto”, spero che anche i lettori si divertiranno in quel punto della storia. Una definizione letteraria di “sesso” Elemento basilare di ogni costruzione narrativa. Non importa che sia citato, raccontato, presentato o affrontato in qualsiasi modo: basta che sia suggerito, basta che rimanga nell’aria. L’importante è che ci sia. Lo standard è inserire personaggi di sesso diverso che in qualche modo vengono a contatto, lasciando in aria l’idea del sesso o prendendola di petto. Ovviamente non serve che siano di sesso diverso: anche un romanzo incentrato su un ragazzo in un collegio maschile ha abbondanti parentesi di sesso. (Ogni riferimento a “Il giovane Törless” di Robert Musil è puramente voluto.) Penso che la presenza quasi obbligatoria del sesso in narrativa - anche se solo idealizzato o suggerito - sia slegata dalla motivazione ovvia e superficiale: lo fanno tutti, quindi fa parte di ogni trama. Se questo fosse vero troveremmo molti più elementi che “facciamo tutti”, il che non è. Anzi. Forse è vero il contrario, in narrativa vogliamo l’idealità, vogliamo migliorare la nostra vita, e visto che il sesso non è così scontato come si pensa - e anche quando c’è la sua qualità è spesso discutibile - forse lo vogliamo in narrativa per migliorare quell’aspetto della vita. Sembra fredda, ma credo che la definizione migliore di sesso in narrativa sia: “parte fondamentale della trama”. La cosa più importante ZENZERO MAGAZINE PAGINA 9Next >